La conseguenza immediata di questo update è, secondo una ricerca dell’agenzia statunitense Ignite (specializzata nella comunicazione su social network), che i post pubblicati nelle pagine aziendali perdono quasi la metà della portata consueta nel giro di una settimana. Anch'io ho avuto modo di constatare di persona questo improvviso calo e l’unica scelta che si ha per mantenere lo stesso livello di prima è di pagare Facebook per mettere in evidenza i post.
La caratteristica principale di un social network è di avere contenuto user generated (sarebbe a dire generato dagli iscritti) e presentato a ciascun utente in maniera “intelligente”, ovvero filtrato in modo da selezionare i contenuti per lui più interessanti.
Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook |
Questo nuovo algoritmo adottato da Facebook porta un cambiamento talmente profondo a questo schema che, a parer mio, non si può più parlare di social network. Mi spiego meglio: la necessità di filtrare i contenuti era giustificata dalla grande quantità di materiale circolante, non sempre di qualità o interessante per gli utenti. Per superare l'ostacolo e per farsi leggere quindi, bisognava pubblicare qualcosa che fosse interessante per il proprio pubblico. Ora non è più così. Pagare non è più un vantaggio, interessare non è più la soluzione. Ora si può solo pagare, con buona pace dei contenuti di qualità e della “socialità della comunicazione”.
Questo trend era già evidente da tempo, ma con questo passaggio si è forse valicato il confine del concetto “social” senza tuttavia dare alcuna novità e anzi facendo qualche passo indietro. Quella che si sta consumando, in un certo senso, è una lacerazione fra il sistema e gli utenti, la cui coesione è stata finora la chiave del successo di Facebook e dei social network in generale. È quindi curioso come Facebook con questa mossa stia a tutti gli effetti distruggendo ciò che ha determinato il suo successo.