Tuesday, 6 July 2010

ORIZZONTI FINIANI

Leggendo su "il Giornale" di ieri 5 aprile 2010 un articolo di Paolo Bracalini dal titolo "Senza finiani, la Lega unico puntello del governo" mi sono soffermato su uno schema (vedi immagine) dove vengono riportati i valori aritmetici dei deputati e dei senatori del centrodestra con in evidenza l'ammontare dei parlamentari finiani e della Lega.



I numeri riportati dovrebbero corrobare l'ipotesi espressa nel titolo stesso del citato articolo, tuttavia ciò che non è chiaramente espresso è che fin dall'insediamento di questa legislatura la maggioranza era assicurata dai parlamentari leghisti. Certo è che il peso della Lega può solo aumentare quando una parte del PdL è "instabile", ma nel caso più estremo, ovvero una rottura irreversibile fra finiani e il resto del PdL, la Lega sarebbe ancora un "puntello" per il governo? A giudicare da questi numeri direi proprio di no: la maggioranza alla Camera sarebbe di solo 1 voto e al Senato di 4. In un contesto simile governare non è realisticamente possibile.


Quello che mi chiedo è: cosa può accadere, qualora questi numeri siano veritieri, nell'ipotesi in cui i finiani escano definitivamente dalla maggioranza, ovvero confluiscano nel gruppo misto o costituiscano un gruppo a sé stante? Il governo, non avendo una sua maggioranza che possa permettergli realisticamente di governare, con ogni probabilità sarebbe costretto alle dimissioni anticipate. Il Presidente della Repubblica darebbe inizio quindi ai rituali incontri con i gruppi parlamentari per verificare se una nuova maggioranza è possibile. A questo punto le possibilità sono due: una nuova maggioranza è effettivamente possibile e si insedia un nuovo governo (con un bel ribaltone che non è totalmente da escludere) oppure si torna al voto.
In ogni caso PdL e finiani seguiranno definitivamente strade diverse, ma dove può portare quella dei finiani? Nel nuovo ipotetico governo come "ribaltonisti" (cosa che non viene premiata alle urne), ma è una fase transitoria... poi come si presentano agli elettori? Potrebbero presentarsi a destra del PdL, dove troverebbero una vecchia conoscenza come Storace. Ma visti i trascorsi e soprattutto le ultime dichiarazioni di Fini non c'è possibilità di accordo. Non resta che presentarsi a sinistra del PdL, ovvero al centro (escludendo a priori la sinistra), dove invece Casini (scontento della Casa della Libertà) e Rutelli (cofondatore scontento del PD) cercano di mettere su un nuovo movimento. Questa soluzione sembrerebbe per esclusione la più probabile. Ma anche questa strada che porterebbe ad un "PARTITO DEGLI SCONTENTI" non è entusiasmante. Infatti un movimento animato dalla negazione di altri progetti politici piuttosto che da una proposta coerente (che nella fattispecie sarebbe comunque difficile formulare vista l'eterogeneità delle provenienze) avrebbe come esito verosimile quello di scontentare tutti, con conseguenze poco incoraggianti anche a livello elettorale. I primi a pagare un prezzo alto sarebbero proprio gli ex AN di Fini, i quali abbandonano una maggioranza ed un governo e pagano un prezzo maggiore rispetto agli altri due partners che si trovano invece all'opposizione.


In conclusione la strada intrapresa dai finiani, se portata alle estreme conseguenze, per conto mio porterebbe alla loro marginalizzazione nella vita politica Italiana creando inoltre non poco scompiglio in un momento che, data la delicatissima situazione economica, di tutto ha bisogno fuorché di scosse politico-istituzionali.